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La Palestina entra alla Corte Penale Internazionale

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L’Autorità palestinese ha completato il suo viaggio per aderire formalmente alla Corte Penale Internazionale il Mercoledì scorso dopo una cerimonia tenutasi presso la sede dell’Istituzione internazionale all’Aia. La mossa potrebbe aprire la strada per perseguire penalmente i criminali di guerra israeliani – nonostante lo Stato d’Israele non sia membro – e permette anche l’accusa di militanti palestinesi, tra cui quelli di Hamas, che ora ricadono sotto la competenza del Tribunale.

Gi attivisti per la giustizia internazionale vedono questa occasione come un’opportunità di trovare e fermare i responsabili dei crimini di guerra, dopo anni di conflitto tra palestinesi ed Israele. Ma i palestinesi sono stati minacciati di ripercussioi per diventare ufficialmente membro 123 della corte. Intanto il non-Stato palestinese dovrà aspettare l’esito di un’indagine preliminare avviata dal Capo Procuratore del Tribunale, Fatou Bensouda, quando l’Autorità palestinese aveva aderito allo Statuto di Roma della Corte 90 giorni fa.


La decisione di non portare avanti fin da subito i casi più rilevanti è stato visto dagli osservatori come un modo per evitare un conflitto immediato con il Congresso degli Stati Uniti che ha l’autorità di congelare gli aiuti statunitensi per l’Autorità palestinese.
Commentando dopo la cerimonia, il Capo Negoziatore palestinese Saeb Erekat ha detto: “Oggi è una giornata storica per la lotta per la giustizia, la libertà e la pace per il nostro popolo e per tutti coloro che cercano la giustizia in tutto il mondo”. Ha poi proseguito affermando: “Oggi segna l’adesione ufficiale dello Stato della Palestina al Tribunale Penale Internazionale e riflette l’impegno palestinese per la giustizia, il diritto internazionale ed i diritti umani [...] La nostra determinazione a proteggere il nostro popolo contro l’ingiustizia dei responsabili dei crimini di guerra è sottolineata dall’adesione della nostra nazione per lo statuto di Roma e la sottomissione alla giurisdizione della Corte penale internazionale”, ha concluso.

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Corte Penale internazionale

Entrare a far parte della Corte è parte di un più ampio sforzo da parte dei palestinesi di mettere pressione internazionale su Israele, e arriva in un momento in cui le possibilità di riprendere i negoziati per uno Stato palestinese sono viste più difficoltose dopo la rielezione del Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu.

Dopo l’adesione allo Statuto di Roma, Israele ha punito l’Autorità palestinese rifiutando di consegnare il denaro che raccoglie per conto dei palestinesi e che è usato, in gran parte, per pagare gli stipendi pubblici, compresi quelli delle forze di sicurezza palestinesi. In seguito alle elezioni  e agli avvertimenti dei militari israeliani che l’Autorità palestinese potrebbe crollare, Israele ha accettato di consegnare le entrate fiscali.

Lo Stato di Israele non è membro della Corte Penale Internazionale, ma i leader militari e civili del Paese potrebbero ora essere messi sotto accusa se si ritiene di avere commesso reati in territorio palestinese. La decisione del Presidente palestinese, Mahmoud Abbas, di passare a Bnesouda la decisione se lanciare una azione penale è stata progettata per evitare una crisi immediata per l’adesione alla corte della Palestina, consentendo di fornire le prove direttamente al Procuratore.

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Il Muro illegale secondo il diritto internazionale costruito da Israele

Questo processo, tuttavia, è probabile che sia prolisso dopo che il portavoce del Procuratore, Florence Olara, avesse affermato che non c’è un tempo stabilito per gli esami preliminari: alcuni casi hanno richiesto alcuni mesi mentre altri degli anni. L’esame si concentrerà inizialmente sul conflitto di Gaza dello scorso anno, quando i palestinesi subirono pesanti perdite civili, spingendo alcuni gruppi che lottano  per i diritti ad accusare Israele di crimini di guerra.

Anche i leader di Hamas, che governno a Gaza, potrebbero rispondere alle accuse, perché il gruppo militante ha sparato dei razzi indiscriminatamente su aree civili israeliane. La Corte Penale Internazione potrebbe anche esaminare la questione della costruzione di insediamenti israeliani, considerati illegali da gran parte del mondo. Dal 1967, Israele ha spostato più di 550 mila dei suoi civili nei territori occupati.Il problema rispetto sta nel fatto che gli accadimenti avvenuti prima che la Palestina firmasse l’adesione al Tribunale è che non possono essere presi in esame prima che di questo fatto.

La scelta di Netanyahu di non voler optare per l’opzione di una creazione di uno Stato palestinese, durante la sua campagna elettorale, potrebbe spingere gli Stati Uniti a non bloccare la risoluzione su cui la Francia sta lavorando rispetto all’ipotesi dei due Stati rispettando i confini del 1967. Rispetto al tentativo di abbassare le aspettative tra i palestinesi di un azione giudiziaria rapida, Malki ha detto alla Voce della Palestina: “Non voglio deludere la nostra gente, ma le procedure del Tribunale sono lente e lunghe. Si potrebberoo affrontare tanti ostacoli e sfide e ci potrebbero volere degli anni.”.

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Soldati isrealiani contro gli indifesi gruppi di manifestanti palestinesi

Il Procuratore Fatou Bensouda ha già avviato un esame preliminare per stabilire se vi sono stati possibili crimini di guerra in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est – terre occupate da Israele nel 1967 e riconosciute dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2012 come “Stato della Palestina”. Israele e la Palestina dovranno anche dimostrare che stanno investigando su possibili crimini di guerra per conto proprio. Israele dice che sta indagando sulle presunte violazioni da parte di proprie truppe a Gaza. Hamas, ancora, non ha avviato delle indagini sulle proprie azioni.

Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Emmanuel Nahshon ha detto che le mosse unilaterali palestinesi sono “assolutamente controproducenti” e renderà più difficile la ripresa dei negoziati. La Francia sta lavorando su una risoluzione al Consiglio di Sicurezza per impostare i parametri per la (ri)nascita di uno Stato palestinese. Il progetto dovrebbe definire la frontiera pre-1967 come punto di riferimento e designa Gerusalemme come capitale dei due Stati. Viene anche chiesta una soluzione equa per i rifugiati palestinesi.

L’anno scorso, il Consiglio ha respinto una risoluzione palestinese per chiedere la fine dell’occupazione israeliana entro tre anni. Gli Stati Uniti, contrari a tale progetto, sostengono che la crezione di uno Stato palestinese può essere raggiunto solo attraverso negoziati. I diplomatici francesi hanno affermato che stanno lavorando su un nuovo progetto con i loro alleati, tra cui gli Stati Uniti, al fine di garantire un ampio sostegno. Una risoluzione potrebbe essere introdotta a fine mese.Israele si oppone parametri imposti per i negoziati ed anche i palestinesi sono scettici: appare molto probabile una continua paralisi.

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